I tarocchi
si dividono in due gruppi ben distini: gli arcani maggiori (che sono 22)
e gli arcani minori (che sono 56) con 4 semi, con una numerazione da uno
a dieci più quattro figure: il fante, il cavaliere, la regina e
il re.
Se le immagini
che compongono i tarocchi e le carte, sembra che trovino radici in Cina
e in India, la creazione delle carte é legata alla scoperta della
fabbricazione della carta, quindi al 1276, in Italia, con la prima cartiera
di Fabriano.
E con la fine
del 1300 che si comincia a giocare con le carte, arricchendoli di significato
con l’arte delle divinazione.
L’ARTE DELLA
DIVINAZIONE
In verità,
le carte non dicono nulla, tutto sta nel “cartomante” cioé nella
persona che ci gioca...sta nel nostro intimo “sentire” e “prevedere”, le
carte servono come “specchio” delle emozioni, servono solo come ispirazione.
Facendole
nostre, giocandoci, maneggiandole, diventiamo padroni dell’arte.
“Arte” personalissima,
che ognuno vive e mette in opera secondo il suo sentire.
Aldilà,
quindi, anche del significato generico di una carta, siamo noi a dargli
un senso ben preciso e caricarla di una certa “storia”, un evento, magari
diverso da quanto qui descritto.
Anche per
quanto concerne i giochi utilizzati, sta poi ad ognuno di noi, “inventarsi”
il modo più confacente per “prevedere”.
UN GIOCO
PER PENSARE
E’ interessante
giocare con i tarocchi, più che per una fatto di preveggenza, per
quello che le carte ci portano poi a meditare, a pensare.
Una serie
di carte disposte in un certo modo hanno un significato, e in quel momento
si é costretti a “provarci”, a pensare a quel problema, su cui abbiamo
posto alla domanda, con un angolazione, che probabilmente non avevamo preso
in esame e che “casualmente” le carte ci portano a scoprire.
ALCUNI CONSIGLI
PRATICI
Come prima
cosa, bisogna sempre mescolare il mazzo, tenendo gambe e braccia non incrociate
(sia il divinatore che il consultante, così vuole la tradizione...
) e far tagliare il mazzo al consultante, quindi poi si inizia il gioco
prescelto.
Per cominciare,
eviterei di porre la stessa domanda cinquanta volte di seguito, e di essere
abbastanza precisi nel porre i quesiti, in modo tale da non lasciare la
risposta “troppo aperta”.
Giocate con
le carte, nei momenti e nei luoghi a voi più consoni e prendete
sempre ogni risposta, con un sano “beneficio di inventario”.
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