Paolo insiste vuole trovare un negozio di abbigliamento e oggetti da torero...
facile a dirsi difficile invece rintracciarne uno aperto il lunedi mattina.
Quello dietro l'arena, è
chiuso. Entriamo in un negozio che vende vestiario e materiale per l'equitazione
e ci da un indirizzo.
Attraversiamo la città
e il ponte, finché non arriviamo in una strada anonima fitta di
condomini. Di negozi neanche l'ombra.
Leggiamo sui campanelli:
è una sartoria da toreri. Chiude alle 14 e sono le 14.
Tentiamo e suoniamo il campanello.
C'è il sarto, un signore
giovane, alla mano ed entriamo nel suo laboratorio.
E' uno dei sarti più
apprezzati. I vestiti sono appesi, coperte da vecchie camicie.
Tutte le decorazioni sono
fatte con fili d'oro.
Il prezzo supera il milione
per ogni abito completo.
Paolo decide di comprare
una delle camice tutta piena di trine..chissà quando potrà
metterla?
E' un tipo alla mano il sarto,
e ci racconta che lui preferisce le corride portoghesi dove il toro non
viene ucciso, io concordo pienamente! Almeno anche il sarto dei toreri
ha un minimo di rispetto per gli animali!
Alle 15 usciamo di li, e
prendiamo l'autovia per Torremolinos, ormai la vacanza versa al termine.
Oltre 200 km di colline coltivate
ad olivo. La terra non é tanto ricca, permette solo la coltivazione
del grano duro. C'è un pueblo ogni tot kilometri e poi il nulla.
Arriviamo a Torremolinos
stanchi morti.
Che posto orrendo. Condomini
altissimi, un vicino all'altro, con stradine che vanno su e giù
per le colline.
Solo il lungo mare é
carino. Non parliamo dei turisti.....
Nessuno riesce a darci un
idea chiara di dove si trova l'Hotel Flamingo.
Tra sensi unici e indicazioni
non proprio esatte ci arriviamo.
Il Flamingo é un casermone
di oltre 10 piani. La camera é anni 60, in legno massiccio.
Alla sera, quando usciamo
per cenare, vediamo la realtà:un incubo ad occhi aperti.
Per arrivare, al mare facciamo
una strada tutta in discesa ai cui lati ci sono negozi su negozi che vendono
pelletteria di quart'ordine, vestiti che non si metterebbe nemmeno un extracomunitario
per scappare, souvenir che fanno sembrare quei gondole veneziane di plastica
che si vedeva tempo fa sui televisori, cose di lusso.
Insomme il festival del cattivo
gusto, per non parlare dei turisti.
Delle facce da tolla abbrustolite,
ancora con l'abbigliamento da spiaggia.
Un carnaio. Bleah.
Ci siamo rifatti mangiando,
in un ristorantino sul mare, da favola!
Il nome é poco fantasioso
"La paella", ma i piatti sono ottimi!